Primi passi di uno psicologo italiano nel Regno Unito

by Romina Rubino

ATTENZIONE: Le informazioni presenti in questo articolo non sono aggiornate e sono state raccolte nel 2015.
A tutti i colleghi interessati consiglio di consultare i siti uffciali del Governo in quanto la situazione potrebbe essere cambiata anche molto dopo la Brexit. 

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Quando si decide di intraprendere una nuova avventura come quella di trasferirsi all’estero, per quanto si possa cercare di preparsi prima per affrontare il grande cambiamento e nonostante la ricerca di testimonianze e consigli da parte di altri che avevano già fatto “il grande salto”, non si è mai abbastanza preparati quando si tratta di stravolgere la propria vita.

Al di là delle esperienze individuali, che si colorano inevitabilmente delle sfumature più variegate, ottenute da un mix di caratteristiche personali: minore o maggiore flessibilità, differenti posizioni economiche, background culturali ed età, ci sono dei percorsi che definirei obbligati.

È questo sicuramente il caso dei colleghi che arrivano prima o poi alla ricerca delle modalità per il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti in Italia per poter lavorare in ambito psicologico in Inghilterra.
Si tratta di uno degli aspetti vissuti con maggiore frustrazione per la difficoltà di reperire informazioni. Ci si ritrova ad impiegare intere giornate con la sensazione di vagare senza senso nel web alla disperata ricerca di coordinate generali su cui orientarsi.

In un marasma di informazioni frammentarie e sconnesse  sembra a volte impossibile sbrogliare la matassa e ritrovare l’orientamento emotivo, psicologico e pratico.
Cerchiamo allora un po’ di chiarezza.

Prima cosa importante da sapere è che in UK psicologo e psicoterapeuta sono due figure diverse al punto da seguire percorsi di studio completamente differenti.
Al contrario che in Italia, lo psicologo è considerato una figura di maggior prestigio rispetto allo psicoterapeuta!

La formazione dello psicologo prevede una laurea di primo livello in Psicologia e un paio d’anni di esperienza come Assistant Psychologist. (Esistono richieste per questo ruolo la cui retribuzione si aggirava intorno ai 1,000 / 1.200 pounds mensili)
Successivamente si può accedere ad un dottorato di altri 2 anni (per cui pare ci sia una competizione altissima) in cui ci si specializza in un’area di interesse tra: clinical, counselling, educational, forensic health, occupational, o teaching and research in psychology.

Praticamente in Italia è necessario concludere un percorso di 5 anni per otterene la laurea in Psicologia ed accedere ad un dottorato.
In UK (dove la pratica ha l’assoluta priorità) si studia Psicologia per 3 anni, poi si fa esperienza per almeno altri 2 anni e poi si procede con il dottorato.
Per cui, quando uno psicologo con la laurea quinquennale (non importa che sia la 3+2 o il famoso vecchio ordinamento) arriva in UK in realtà è paragonabile a chi qui ha preso la “semplice” laurea in Psicologia, che dura 3 anni.

Potete trovare informazioni più dettagliate nel sito dell’NHS.

La formazione di uno psicoterapeuta prevede invece un corso la cui durata può variare dai 2 ai 4 anni in base all’orientamento scelto, per i quali NON è necessaria una laurea in Psicologia.

Per questo non è raro trovare psicoterapeuti in UK con un background anche molto lontano dall’ambito della salute mentale.
È per lo stesso motivo che se magari vi capita di  chiedere informazioni per l’iscrizione alla The British Psychological Society  (BPS) in qualità di psicoterapeuti li sentirete rispondervi con tono alquanto risentito che loro accettano iscrizioni solo da psicologi!

Nel link qualche ulteriore chiarificazione rispetto alle differenze di ruolo e di formazione tra Psychologist e Psychotherapist/Counsellor.

Per quanto riguarda gli orientamenti più diffusi, pare che in UK sia fortemente privilegiato l’approccio Cognitivo Comportamentale.
A questo ci si riferisce con la sigla CBT – Cognitive Behavioural Therapy. Una tendenza che si riscontra anche in Italia, ma ancor di più in una cultura fortemente fondata sulla praticità come quella inglese.
Probabilmente anche per questo il governo tende a finanziare maggiormente questo tipo di terapie che dovrebbero risolvere i sintomi velocemente.
Ciò non toglie ovviamente che anche i terapeuti di orientamenti dinamici possano trovare lavoro, seppur con qualche difficoltà in più.

Passiamo ora a cercare di fare ordine tra le varie possibilità di lavorare in ambito psicologico nel Regno Unito.
Il riconoscimento ufficiale dei titoli è ad opera della Health and Care Professions Council  (HCPC)  che regola alcune professioni sanitarie tra cui quella di psicologo.
Il riconoscimento del titolo da parte dell’HCPC consente di fare carriera nell’NHS (National Health System), ovvero nel Sistema Sanitario Nazionale inglese, per dirla all’italiana in ambito pubblico.
Ottenere questo riconoscimento significa che il titolo italiano viene equiparato a quello inglese: verificano cioè che il vostro percorso di studi abbia lo stesso “valore” di quello inglese.
Solo dopo aver ottenuto questo riconoscimento (e non prima) sarà possibile definirsi “Clinical psychologist”!

Lavorare in ambito pubblico, ovvero nell’NHS, pare sia abbastanza difficile per l’altissima competizione (si fa difficoltà anche a trovare posto per un volontariato!) e sicuramente perché il processo di riconoscimento del titolo è complesso, lento e costoso (ma non impossibile).
Molti infatti preferiscono iniziare da altre vie e solo successivamente sottoscrivere la richiesta di riconoscimento del titolo all’HCPC.

Se si vuole percorrere questa strada, cioè carriera in ambito pubblico.
Esistono 2 tipi di riconoscimento:

–       Uno temporaneo detto Temporary che è quello più veloce da ottenere e ha valenza di 1 anno alla scadenza del quale è rinnovabile di un altro anno al massimo. In genere si impiega un mese per ottenerlo.
Questo riconoscimento riguarda chi intende fare un’esperienza – temporanea appunto, in UK e ancora non è deciso a rimanervi in modo definitivo.
Questo tipo di riconoscimento temporaneo del titolo però, seppur più semplice da conseguire, NON equipara il titolo italiano a quello inglese, per cui con questo non è possibile concorrere alle offerte di lavoro per “Clinical Psychologist” che è invece un titolo protetto per legge in UK e non può essere utilizzato se non rilasciato dall’HCPC.

–   Esiste poi un riconoscimento permanente detto Permanent o Full-HCPC registration che è quello ufficiale ed è appunto a tempo indeterminato.
Il percorso in questo caso è più complicato non solo perché vengono richiesti numerosi documenti, tutti in originale (niente firme digitali o scansioni o stampe) ma anche perché viene richiesto un periodo di esperienza nell’NHS che si compone generalmente di 3 fasi: shadowing (osservazione), assessment (affiancamento) e treatment (trattamento di pazienti sotto supervisione).

Non ultimo per difficoltà, nella documentazione viene inoltre richiesto  una prova di lingua inglese, nello specifico lo IELTS, di cui se non avete mai sentito parlare, troverete informazioni più dettagliate nel link (in italiano).
Si tratta di un test valido a livello internazionale che certifica il livello di inglese raggiunto sotto vari aspetti (listenining, reading, writing, speaking). Fare l’esame costa circa 200 euro e per quanto riguarda l’iscrizione alla HCPC il livello minimo richiesto è il 7 (il livello massimo è 9). Poichè con lo IELTS si limitano a certificare il livello raggiunto (quindi se non siete livello 7 dovrete ripagare e rifarlo successivamente), molti tendono ad aspettare l’ultimo momento utile per poterlo fare.

Per poter far carriera nel pubblico è quindi prima necessario sottoscrivere la Temporary, con questa fare esperienza (volontariato o retribuita) nell’NHS e solo poi passare alla richiesta della Permanent.

Questo il link dove vengono spiegate le differenze tra temporary e permanent registration.

Per sottoscrivere la Permanent comunque vi sarà richiesto:

–       un pagamento di 420 pounds (circa 500 euro) per lo svolgimento della pratica

–       compilazione di un “application form”

–      compilazione di un “Course information form” che deve essere timbrato sulla prima pagina dalla segreteria della propria università assolutamente in originale. Si tratta di un elenco degli esami sostenuti, con descrizione dei programmi, delle ore di studi necessarie e della modalità d’esame (orale, scritto, pratico)

–       prova del titolo di laurea con esami e relativi programmi di studio dettagliati, un documento che dovrebbe chiamarsi Syllabus (nella richiesta all’università specificate che devono essere validi per l’estero, vi chiederanno una marca da bollo di 16,11 euro per ogni certificato; richiedete in più il Diploma Supplement che è un ulteriore documento rilasciato dall’università per l’estero, anche se è in inglese non sostituisce le traduzioni certificate!)

–       traduzione certificata dei titoli compresi esami (effettuata cioè da un traduttore certificato, reperibile dal sito del Consolato italiano a Londra.)
Senza addentrarci nell’universo delle traduzioni certificate (Semplice, Asseverata, Giurata, Con o senza Apostille??) questo il link per capire cosa intendono per “traduzione certificata” in UK. Andate in fondo alla pagina alla voce “Certifying a translation”.

–       attestazione di iscrizione all’Albo (tradotta)

–       e-mail di conferma da parte dell’Università

–       prova di cittadinanza europea (da richiedere al proprio comune, specificate sempre valida per l’estero e vi verrà richiesta altra marca da bollo)

–       un referee (referente) una persona, non necessariamente un collega, che vi conosce da almeno 3 anni (non un familiare) che garantisca per i dati personali forniti

–       uno sponsor, un collega iscritto all’albo di riferimento (anche qui non deve essere un familiare) e che vi conosce da almeno 3 anni a livello professionale e faccia da garante rispetto alle qualifiche e capacità professionali.
Sia lo sponsor che il referee dovranno fornire dati personali e/o prova delle qualifiche e potranno essere contattati

–       e ovviamente un periodo di esperienza nell’NHS

Il concilio si riunisce 2 volte all’anno, per questo i tempi per ottenere il riconoscimento permanente se non si fanno errori e si spedisce tutto correttamente si aggirano intorno ai 6/9 mesi . Se avete ancora dei dubbi su qualche passaggio della procedura, potete chiamare o scrivere al servizio “registration” della HCPC.
Tutto ciò che viene inviato diventa di proprietà della HCPC e non vi verrà restituito (evitate quindi si spedire la vostra pergamena di laurea originale!), inoltre consiglio comunque di fare una copia di tutti i documenti da conservare per poterli consultare in futuro in caso di problemi.
Questo il link per informazioni più dettagliate per la Permanent
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uesto il link per accedere direttamente al form per sottoscrivere la permanent.

Questo invece il link dell’NHS dove si possono trovare offerte di lavoro o di volontariato

Esiste però anche un percorso che prevede l’iscrizione ad una delle associazioni di categoria alle quali le aziende si rivolgono per assumere psicologi privatamente:

–       BPS (The British Psychological Society) dedicata agli psicologi.

–       UKCP  (UK Council for Psychoherapy) che si occupa di psicoterapeuti.

–       BACP  (British Association for Counselling & Psychotherapy) sempre per psicoterapeuti.

La documentazione richiesta in questo caso è:

–       pagamento di una tassa annuale di 160 pounds più sottoscrizione di una delle categorie di interesse per cui si paga a parte una cifra che può variare dai 20 ai 30 pounds.

–       compilazione di un “application form” (reperibile sul sito)

–       prova dei titoli:
1. Titolo di laurea con esami
2. Attestazione di iscrizione all’Albo
3. Certificato della scuola di specializzazione con durata complessiva del corso, ore di lezione e supervisione effettuate

–       traduzione certificata dei titoli compresi esami

–       prova dell’indirizzo con la quale verificano che vivete effettivamente dove dichiarate di vivere; per questa dovete allegare o un documento che vi è stato spedito ad esempio dalla banca (quindi dove compare il vostro nome e l’indirizzo) o un documento ufficiale ad esempio quello con cui vi è arrivato il NIN (National Insurance Number)

–       un referee (referente) una persona, non necessariamente un collega, che vi conosce da almeno 3 anni (non un familiare) che garantisca per i dati personali forniti

–       uno sponsor, un collega iscritto all’albo di riferimento (anche qui non deve essere un familiare) e che vi conosce da almeno 3 anni a livello professionale, che faccia da garante rispetto alle qualifiche e capacità professionali e che vi sponsorizzi scrivendo perché dovreste essere accettati
Sia lo sponsor che il referee dovranno fornire dati personali e/o prova delle qualifiche e potranno essere contattati.

La documentazione deve essere non precedente agli ultimi 6 mesi e tutti i documenti, firme e compilazione dei dati, devono essere in originale. Il tutto va spedito ovviamente per posta.
In genere la richiesta richiede 28 giorni lavorativi per essere approvata fatto salvo dimenticanze o errori.

Essere iscritti ad una di queste associazioni sembra il modo più semplice per incominciare, magari con posizioni più semplici all’inizio e man mano che l’esperienza aumenta (insieme alla confidenza con la lingua) si potrà poi aspirare a posizioni lavorative più prestigiose e retribuite o magari, se il vostro livello di inglese è molto alto e avete già una maturata esperienza potrete anche incominciare direttamente da un ruolo importante, questo dipende ovviamente dai singoli casi.

Molto importante nella cultura inglese sono le esperienze di volontariato; l’ideale sarebbe partire da un’esperienza di supporto psicologico o di ambito affine, magari unendo contemporaneamente un lavoro altro part-time per mantenervi.

Le informazioni che qui ho condiviso sono frutto di mie ricerche personali e sono state reperite sul web o da esperienze di altri colleghi. Sebbene io abbia cercato di verificarne l’esattezza, consiglio sempre prima di intraprendere un qualunque movimento, di cercare comunque conferma da fonti ufficiali.

Spero che questo articolo possa servire ai colleghi che affrontano o affronteranno una simile avventura per sentirsi  un po’ meno disorientati nel muovere i primi passi in ambito psicologico in un contesto tutto da scoprire.
Cambiare nazione è un passo complesso che scatena emozioni spesso contrastanti, sollevando una sorta di moto ondoso emotivo per cui si alternano spesso momenti di grande motivazione a periodi di profondo sconforto.
Per cui, se vi sentite o vi siete sentiti così sappiate che si tratta solo di “storie di ordinaria follia” e che le difficoltà sono sempre parte delle scelte coraggiose!

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