Non rimandare a domani cio’ che puoi fare oggi: perche’ procrastiniamo?

by Romina Rubino

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È strano come i detti che i nostri nonni ci hanno tramandato possano riscoprirsi utili ancora oggi, rivelando una saggezza che evidentemente ha attraversato se non tutta l’umanità una buona parte di essa. Procrastinare, la tendenza cioè a rimandare ad un fantomatico “domani” i nostri impegni, è un’inclinazione a cui tutti siamo soggetti e da cui dobbiamo imparare a difenderci.

Spesso quando parliamo di qualcuno che “procrastina”, che rimanda continuamente le proprie scadenze, abbiamo in mente una persona pigra, uno scansafatiche che non ha abbastanza voglia di fare. Al contrario, gli studi dimostrano che le persone con questa tendenza sono invece quelle più severe con se stesse, più attente al giudizio che gli altri hanno di loro: in questo tipo di persone prevale il timore di sbagliare, il desiderio idealizzato di svolgere qualsiasi compito in modo perfetto. È questa la tesi di J. Ferrari, docente di Psicologia della De Paul University, che dopo aver dedicato gran parte della sua carriera allo studio del fenomeno, ha pubblicato un libro dal titolo “Stai ancora rimandando qualcosa? Manuale per non aver rimpianti su ciò che va fatto”.

Secondo gli studiosi quindi i “procrastinatori seriali”, lungi dall’essere individui pigri e poco attivi, sono invece quelli che definiremmo dei “perfezionisti”, soggetti cioè che coltivano la segreta fantasia di svolgere ogni compito in modo impeccabile, perfetto. In fondo, finché una cosa resta incompiuta è potenzialmente perfetta e finché non la realizziamo concretamente non potremo mai essere giudicati per aver fatto un cattivo lavoro. Quante volte preferiamo restare fermi, quante volte non ci permettiamo neanche di provare a realizzare un sogno per paura di scoprirci imperfetti, limitati, semplici e umani, come tutti gli altri?

Secondo gli psicologi americani infatti, la tendenza a procrastinare è più forte nei “perfezionisti”, che tendono a dare il meglio di sé, ad ottenere il massimo della concentrazione solo quando la scadenza della consegna di un lavoro è davvero imminente. In questi casi, qualora il compito dovesse avere qualche carenza, potremo imputarne la causa alla mancanza di tempo a disposizione più che ad un nostro limite personale. Ma, come sottolinea C. Andreou dell’Università dello Utah, nel suo libro “Il ladro di tempo”, rimandare continuamente i propri impegni, perdere tempo non conduce altro che ad un accumulo dei compiti da svolgere soprattutto per chi è coinvolto in progetti lavorativi a lungo termine. Si genera perciò, una sorta di spirale senza fine  che ci fa percepire noi stessi come sempre più incapaci di affrontare la vita, con un inevitabile abbassamento del livello di autostima ed una concreta diminuzione della capacità produttiva.

La tendenza a procrastinare però, spesso è talmente ben radicata dentro di noi che eliminarla può rivelarsi complicato in quanto coinvolge tutti aspetti della vita dei soggetti che ne soffrono. Uno dei problemi che contribuiscono a farci rimandare a domani ciò che dovremmo fare oggi è la paura: del fallimento, dei cambiamenti, delle maggiori responsabilità che una nuova situazione può comportare nella nostra vita. Il non poter controllare il futuro, non poter prevedere cosa ci aspetta, ci fa sentire un po’ come Alice nel paese delle meraviglie, stupiti cioè da un nuovo mondo ma allo stesso tempo terrorizzati per cosa potrebbe accadere, per tutte le novità dalle quali ci possiamo sentire travolti. In questi casi, il primo passo è fondamentale e solo dopo che ci siamo incamminati su un nuovo percorso possiamo guardarci indietro e forse anche sorridere di noi, delle nostre esitazioni. Una volta che abbiamo compiuto il primo passo, molto spesso, se c’è qualcosa di cui ci pentiamo è solo di non averlo fatto prima!

Un altro aspetto che minaccia la nostra capacità di portare a termine un progetto è non avere le idee chiare rispetto a quali sono i nostri obiettivi. Diventa quindi fondamentale organizzare al meglio il lavoro attraverso un piano d’azione che preveda tanti piccoli obiettivi da svolgere con scadenza regolare, magari un paio ogni giorno. La tendenza ad avere in mente un grande progetto infatti, ci spinge non solo a percepirlo come un’enorme mole di lavoro impossibile da svolgere, ma anche ad inserirlo nella categorie della “cose da svolgere nel futuro” che si trasforma velocemente in “mai”. Diventiamo così facili “prede del sistema”: ci ritroviamo alla fine della giornata a renderci conto che non siamo riusciti a concludere niente e che invece abbiamo trascorso tutto il tempo a ciondolare tra una notizia di Facebook, una foto su Instagram o qualche tweet. È proprio in questi meccanismi infatti che si inseriscono i giganti del web, che da lungo tempo hanno studiato, compreso e imparato a sfruttare queste tendenze psicologiche, trasformandoci talvolta in vittime più che fruitori di un servizio.

Si tratta di una tendenza a preferire una soddisfazione immediata del desiderio che trova soddisfacimento in tante piccole, veloci quanto inutili gratificazioni che si trasformano, a lungo andare, in un ostacolo al nostro successo! Una strategia utile invece può essere quella di programmare delle pause durante la giornata in cui possiamo dedicare un tempo limitato a controllare i messaggi degli amici, o dedicarci ad una lettura frivola, o semplicemente a guardare un breve video divertente. L’idea è che ci possiamo concedere delle piccole distrazioni durante momenti precisi che stabiliremo noi, purché queste non finiscano per occupare la maggior parte della nostra giornata, minando così i nostri sogni e quindi la nostra felicità presente e futura. Perché se continuiamo a ripeterci che “tanto c’è tempo domani” i nostri sogni resteranno a marcire nel famoso cassetto e finiremo per sentirci frustrati e delusi da noi stessi e dalla vita.

Il tempo della felicità è il presente, ma quando si tratta di svolgere un compito tendiamo sempre a pensare che domani saremo più bravi, più preparati, più esperti. Tendiamo a procrastinare non solo perché questo mette a tacere temporaneamente i nostri sensi di colpa, ma anche perché ci illudiamo che domani saremo improvvisamente e magicamente persone migliori. Alcuni studi hanno dimostrato inoltre che siamo inclini a sottostimare il tempo che impiegheremo per svolgere attività future; è per questo motivo che rimandiamo fino all’ultimo pensando di avere ancora tempo, ritrovandoci poi a dover studiare la notte prima dell’esame, o a lavorare freneticamente nei giorni che precedono una scadenza.

Un interessante studio del Journal of Consumer Research rivela che dietro l’atteggiamento del procrastinare si cela una particolare inclinazione a categorizzare il tempo in modo illogico. Secondo i ricercatori infatti tutti gli impegni che quotidianamente incontriamo vengono automaticamente categorizzati in termini di “presente” e “futuro”. Quando un compito da svolgere ricade nella categoria “presente” abbiamo più probabilità di iniziare a lavorare a quell’obiettivo subito. Al contrario, quando la scadenza di un compito da svolgere ricade nella nostra categoria mentale “futuro”, viene processato come qualcosa che “un giorno” faremo. Inutile dire che “il poi è parente del mai” e quel “giorno” tenderà a non arrivare, appunto, mai. Se esiste un trucco quindi, è quello di cercare di far ricadere le nostra scadenze nel presente, non la settimana prossima, non il mese prossimo, ma oggi.

Questi atteggiamenti che mettiamo in atto in modo inconsapevole si trasformano silenziosamente in tanti piccoli atti di sabotaggio che ogni giorno, goccia dopo goccia, ci conducono ad una vita infelice. Il principale ostacolo al raggiungimento dei nostri obiettivi siamo proprio noi stessi! Esserne consapevoli è il primo passo per riconoscerli e poter agire attraverso strategie che ci aiutino ad evitarli.

Ho procrastinato circa un mese prima di scrivere questo articolo, ma oggi  ho deciso che dovevo smettere di procrastinare e sono riuscita a portarlo a termine. Segui anche tu il mio esempio e prova oggi a concludere o ad iniziare qualcosa che rimandi da tempo!

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