Le emozioni ricoprono un ruolo fondamentale nelle nostre vite, guidano la percezione del mondo e partecipano attivamente alla costruzione della memoria colorando i nostri ricordi più importanti.
È noto infatti che le informazioni memorizzate “emotivamente”, accompagnate cioè anche da una carica emotiva, si fissano meglio nella nostra mente con il risultato che riusciamo a ricordare quegli eventi più facilmente.
Ma l’importanza delle emozioni per una buona salute mentale è una scoperta relativamente recente. Ancora oggi infatti capita di rintracciare i retaggi di quella visione predominante nel pensiero occidentale dei primi del ‘900 che concepiva le emozioni come una fastidiosa interferenza al tanto agognato pensiero razionale.
Prevaleva infatti, in quell’epoca ancora non troppo lontana, l’idea che le emozioni potessero offuscare una visione oggettiva del mondo, interferendo con quello che invece era definito il “pensiero scientifico”, cioè con la verità.
Col passare degli anni e grazie alle numerose ricerche scientifiche tale visione si è completamente capovolta, rivelando invece la funzione fondamentale che le emozioni rivestono nei processi di percezione ed organizzazione delle informazioni. Numerose ricerche hanno dimostrato infatti come l’umore (cioè l’emozione prevalente in un preciso momento) influisca non solo su come percepiamo ciò che ci accade ma anche su cosa ricordiamo. Sembra infatti che siamo più propensi a ricordare eventi ed informazioni che sono in sintonia col nostro umore, per cui se siamo tristi avremo una tendenza a richiamare dalla memoria una serie di circostanze tristi, mentre quando siamo felici tenderemo a focalizzarci sui momenti felici del nostro passato.
Insomma, sembra tutta una questione di colori… almeno in questo modo hanno voluto metterla gli autori del bellissimo ed emozionante film della Disney-Pixar “Inside out”, in uscita a breve nelle sale italiane.
Il film ha come protagoniste proprio le 5 emozioni di base Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura, Disgusto che si contendono alternativamente la guida della mente della giovane protagonista, una ragazza di 11 anni alle prese con un periodo particolarmente difficile della propria vita: il passaggio alla pubertà.
L’aspetto cruciale che il film affronta in modo egregio e particolarmente divertente è appunto l’importanza del contatto con le emozioni: quella capacità cioè di riconoscere e rispettare lo stato d’animo prevalente in ogni momento.
Le emozioni lavorano intensamente dentro di noi ma anche fuori, apportando un grosso contributo alla formazione delle relazioni sociali.
Gli studi mostrano infatti come la nostra identità è definita da specifiche emozioni, che modellano ciò che percepiamo e come esprimiamo noi stessi nel mondo, evocando risposte anche negli altri. La rabbia ad esempio, come è mostrato in numerosi studi, ci mobilita nel riconoscere meglio le situazioni di ingiustizia e ci rende particolarmente attivi nel cercare soluzioni per porvi rimedio.
Ma la vera protagonista del film è Tristezza, un’emozione che troppo spesso tendiamo ad evitare, che siamo abituati a mettere a tacere senza ascoltare le sue ragioni.
Spinti forse da una tendenza anche culturale che sembra dettarci il comando perentorio “sii felice”, dimentichiamo che anche la tristezza ha una sua funzione, un ruolo. Quest’emozione spesso bistrattata fa parte integrante del “corredo emozionale” di cui siamo dotati alla nascita ed in fondo è proprio quando siamo tristi che ci fermiamo a riflettere su cosa ci sta accadendo e partiamo alla ricerca delle cause di questo senso di malessere.
Potremmo dire che se la gioia e la rabbia sono le emozioni dell’azione, la tristezza è l’emozione della riflessione. Perché quando senti che Tristezza prende il comando, comprendi che è giunto il tempo di fermarsi e sentire, dialogare con te.
Forse siamo portati però ad associare la tristezza ad uno stato caratterizzato da inattività, passività, da assenza di azioni utili. Nel film, ma anche nelle nostre vite, la tristezza invece sa essere anche azione: spinge le persone a stare più a contatto con se stesse quindi anche tra loro, per questo è soprattutto quando questa emozione prevale che le persone si uniscono, si stanno accanto.
Le emozioni letteralmente ci guidano su un cammino che altrimenti percorreremmo come ciechi; si tratta di un processo che illumina il nostro presente ma anche il nostro passato e che pervade tutta la nostra identità.
“Inside out”, con un approccio ironico ed emozionante allo stesso tempo, offre un interessante spunto di riflessione sulla nostra vita emotiva, ci riavvicina e riappacifica con tutte le nostre emozioni, rivendicandone l’importanza.