Il tabù della morte
Freud non pensava alla morte come un abisso da vincere, ma come condizione della vita. È il trascorrere del tempo, il suo divenire inesorabile a farci apprezzare i dettagli apparentemente più insignificanti della vita. Il corrompersi delle cose, anziché generare disperazione, introduce a una esperienza della bellezza non disgiunta da quella della caducità: «Nel corso della nostra esistenza, vediamo svanire per sempre la bellezza del corpo e del volto umano, ma questa breve durata aggiunge a tali attrattive un nuovo incanto. Se un fiore fiorisce una sola notte, non perciò la sua fioritura appare meno splendida».
“Tratto da “I tabù del mondo” di M. Recalcati
La morte e il suicidio sono dei tabù del nostro tempo: è diventato sempre più difficile parlarne, soprattutto in una società che evita il dolore e la sofferenza e premia una visione della vita positiva a tutti i costi.
Parlare di morte e suicidio ci aiuta a reintegrare degli aspetti che pure fanno parte della vita e che, se tagliati fuori, possono diventare pericolosi.
Quando stiamo male (e dico “quando” perché il dolore è uno stato naturale della vita insieme a tutti gli altri ) chiediamo aiuto, parliamone con qualcuno, diamo parole al nostro dolore e permettiamoci di incontrare l’altro nella condivisione di un momento di sofferenza.
Questo video è dedicato a Mario e a tutti quelli che soffrono in silenzio, perchè possano sentire che c’è spazio per dare voce a se stessi e alle proprie emozioni.