Il lutto è lo stato psicologico che segue la perdita di una persona cara che è stata parte integrante della nostra esistenza.
In italiano abbiamo un solo termine per riferirci al lutto, parola che deriva da “lugere” (piangere)
In inglese invece distinguiamo:
“bereavement” (che indica la perdita di una persona)
“grief” (comportamenti e sentimenti che insorgono a seguito di una perdita)
“mourning” (le espressioni sociali che il soggetto esperisce in risposta alla perdita)
Nel processo di elaborazione del lutto ciascuno sviluppa il suo personale stile per affrontare questa esperienza dolorosa.
La psichiatra Kübler Ross ha però elaborato la Teoria delle cinque fasi del lutto teorizzando il processo che porta ad elaborare la perdita.
Queste fasi del lutto possono presentarsi con tempi e modalità diverse da persona a persona, seguendo tempi e ordine di sequenza diversi a seconda dei casi.
Prima fase: negazione o rifiuto
In questa prima fase si nega la perdita e si tende a rifiutare la realtà come forma di difesa.
“Non è possibile, non ci credo.”
Seconda fase: rabbia
Si tende a vivere il lutto come un’ingiustizia e si può manifestare con ritiro sociale, solitudine e necessità di direzionare il dolore e/o la sofferenza esternamente o internamente.
“Perché proprio a me? Cosa ho fatto per meritarmelo?”
Terza fase: patteggiamento, contrattazione
In questa fase si cerca di riprendere contatto con la (seppur dura) realtà e trovare delle nuove strategie per affrontare cosa sta accadendo.
“Se supero questo momento, non sbaglierò più”
Quarta fase: depressione
A questo punto si prende consapevolezza della perdita, pensando a cosa non si potrà più condividere.
“Non posso farcela, la mia vita così non va”
Quinta fase: accettazione
Infine si raggiunge la completa elaborazione del lutto ed accettazione della perdita. Si comprende di non essere gli unici ad aver sperimentato quel dolore e che la morte è inevitabile ed è parte della vita.
“Bisogna andare avanti”
L’elaborazione del lutto avviene in media in un periodo che può andare dai 6 mesi ai 2 anni.
Quando dopo questo tempo la persona si sente ancora intrappolata in emozioni negative si parla di “lutto complesso”.
Un lutto non elaborato può condurre a una condizione patologica di lutto persistente in cui le emozioni negative diventano protagoniste e nel lungo termine possono creare un disagio profondo.
Elaborare un lutto significa separarsi non solo da chi non c’è più, ma anche da chi siamo stati con quella persona e dai possibili progetti che avevamo insieme.
A bloccare l’elaborazione a volte intervengono delle credenze inconsce che ci portano a pensare che andare avanti significhi dimenticare o tradire il ricordo della persona amata. Elaborare il lutto invece significa poter pensare con serenità e affetto a chi non c’è più e potersi far riscaldare dai ricordi, apprezzando profondamente ogni singolo momento trascorso insieme.
Il Regno Unito è in lutto per la morte del Principe Filippo, consorte della Regina, un’occasione per occuparci di questo tema e per esplorare le differenze culturali tra italiani e inglesi nell’affrontare il dolore.
La vita dei Principe Filippo è stata una vita davvero interessante.
Figlio di un principe e una principessa, nasce in Grecia il 10 Giugno 1921, ma una serie di vicende tragiche lo portano velocemente lontano dalla comodità di una vita aristocratica.
Per ragioni politiche la sua famiglia è costretta a lasciare la Grecia e lui, ancora piccolissimo, viene trasportato in una cassetta di arance.
La sua famiglia si stabilisce in Francia, ma Filippo a 16 anni viene mandato nel Regno Unito per frequentare una scuola scozzese (con regime duro e uno stile molto severo) sotto la guida di suo zio.
In quegli anni, mentre viene allontanato dalla madre che è in una casa di cura per schizofrenia, una delle sue sorelle muore insieme alla sua famiglia in un incidente aereo. L’anno successivo muore anche lo zio, suo tutore, per un cancro.
Fa carriera in ambito militare e quando viene assegnato alla scorta della Principessa Elisabetta (poi regina) si innamora di lei e si sposano nel 1947.
Filippo rinuncia al suo cognome per prendere quello dei Windsor, la casata regnante e successivamente deve rinunciare anche alla brillante carriera nella marina navale per dedicarsi interamente al suo ruolo e supportare la moglie, compito che svolgerà fino alla fine della sua vita.
La morte del Principe Filippo ci dà l’occasione di riflettere insieme sul lutto e sulla sua elaborazione. Ci permette di osservare le differenze tra diverse culture nella espressione delle emozioni legate ad eventi così intensi.
Può essere difficile per noi italiani comprendere fino in fondo quanto gli inglesi siano legati alla casa reale: oggi è come se fosse mancato un nonno ad una nazione intera.
La cultura inglese, in molti casi profondamente diversa da quella italiana, affronta le emozioni e il dolore in un modo controllato e contenuto in pubblico, lasciando invece l’espressione della sofferenza al privato.
Chi non piange in pubblico non sta soffrendo meno: ciascuno trova il proprio modo di passare attraverso una esperienza dolorosa e credo sia importante che impariamo a rispettarne ogni espressione.
In questo video:
approfondiamo le differenze tra culture nell’affrontare il lutto
esploriamo diversi modi in cui può avvenire l’elaborazione del lutto
mettiamo a fuoco cosa può accadere quando il lutto non viene elaborato