“Glielo dico subito, oggi ho le lacrime in tasca!”
“Va bene, svuotiamo le tasche.”
Giada è una manager e, come spesso accade a chi ricopre questi ruoli, oggi ha ricevuto delle valutazioni dai suoi colleghi di lavoro.
È una donna in gamba, ha studiato e sudato tanto per arrivare dov’è e conquistarsi quel posto tanto desiderato. Eppure, nonostante le decine di riscontri positivi ricevuti in tutto il suo percorso, sembra non vedere altro che il commento anonimo di un collega che le rimanda un’immagine dolorosa di sé:
‘Troppo concentrata su se stessa, poco propensa ad ascoltare l’altro e troppo intenta ad essere la prima della classe’.
Un commento diretto che con la ferocia di un morso sembra essersi mangiato tutto il resto, arrivando dritto al cuore di Giada, al centro delle sue paure e cancellando ogni obiettivo raggiunto finora.
Conosciamo tutti persone molto determinate, apparentemente molto sicure di sé, che sembrano non avere mai un dubbio, un momento di esitazione.
Giada è una di queste persone, dall’esterno a volte può suscitare antipatia o invidia, ma nella magia della stanza d’analisi dove tutto può cambiare ed essere visto sotto un’altra luce, Giada è una bambina spaventata.
Quando le chiedo se è vero che ha bisogno di avere sempre ragione, risponde candidamente di sì e con le lacrime agli occhi confessa il dolore che si nasconde dietro ai suoi comportamenti. Ne ha bisogno, perché così ha imparato a fare: si è sempre sentita meno degli altri e ha pensato che essere la più brava, rendersi indispensabile, sarebbe stato il modo migliore per non essere abbandonata, per dimostrare a se stessa e agli altri che lei vale.
“Dottoressa, devo essere io la stella del mio ufficio e non gli altri!”
“Perchè è così importante per lei?”
“Perchè altrimenti mi fanno fuori, come mi facevano fuori da piccola quando ero quella che non veniva mai scelta al momento di formare le squadre… allora ho capito: devo essere sempre la prima, così nessuno mi lascerà mai più fuori.”
Anche dietro personalità all’apparenza così forti, anche dietro i “primi della classe” spesso si cela il timore di non essere abbastanza, la paura di non essere amabili.
Se almeno una volta nella vita hai mai pensato “non sono abbastanza”, se tutto ciò che ottieni sembra non darti soddisfazione, se non importa quanto ti impegni per raggiungere un obiettivo ma provi sempre un senso di insoddisfazione profonda soffri di un senso di inadeguatezza che evidentemente segnala qualcosa di parti profonde che chiedono di essere ascoltate.
Il senso di inadeguatezza non ha a che fare con cosa realmente riusciamo a raggiungere, né con quanto impegno mettiamo nelle nostre sfide, è più spesso il segno di una sofferenza profonda intorno a cui costruiamo strategie per andare oltre il dolore.
In questo video:
🌾 approfondiamo i significati del senso di inadeguatezza
🌻 esploriamo le ragioni culturali che ci spingono a non piacerci
🌸 impariamo l’importanza di accoglierci per ciò che siamo